Giornalista, scrittore e autore del sito www.manganofoggia.it sulla storia, cultura e tradizioni della città di Foggia
domenica 24 novembre 2013
sabato 23 novembre 2013
Quella foto di Franco!
Devo dire che non é la prima volta che spendo due righe per Franco Mancini ma anche oggi, alla vigilia dell'intitolazione della curva nord a suo nome, mi va di farlo senza retorica ma con il rispetto che devo a questa persona come foggiano e come tifoso, ancor prima di farlo come giornalista.
La cosa bella di questo avvenimento é l'assoluta unanimitá con la quale una cittá intera ha deciso di dedicare una curva che, per una piazza che vive di solo calcio, diventa di un significato sicuramente immenso.
Franco Mancini era una persona, ancor prima di essere un calciatore, che a questa cittá ha saputo dare tanto, che ha saputo lasciare dei valori che, come ho detto infinite volte, gli ha dato una immortalitá assoluta, quella immortalitá che fa sí che una icona possa entrare nel cuore di tutti, cosa che non é un privilegio di tutti, ma solo dei grandi uomini.
La scelta secondo me intelligente, e non solo perché partorita da una donna intelligente come Chiara, di non pensare ad una fredda targa di marmo che ricordasse la morte di un uomo e quindi la sua assenza, ma una gigantografia che ricordasse la sua vita e la sua continua presenza, é la migliore che si potesse fare.
Quella immagine guiderá le nostre domeniche allo Zaccheria, le nostre vittorie e le nostre sconfitte, le nostre gioie sportive e le nostre ansie, come quando lo vedevamo in campo a protezione della sua e soprattutto della nostra porta; ogni tanto alzeremo gli occhi e lo guarderemo, magari gli chiederemo un favore dal cielo, magari ci confideremo con lui; quella foto ci avvicinerá ancor di piú all'uomo e non solo al calciatore.
Beato colui che gode del dono della fede perché lui sa che in un altro mondo esiste un nostro caro che ci aspetta e che ci guida nel percorso terreno; noi tutti, credenti e non credenti, avremo bisogno dello sguardo di Franco, dei suoi occhi, della sua immagine per sentirci ancora piú foggiani ed ancora piú rossoneri.
Brava Chiara perché con quella immagine ci hai avvicinati tutti al cielo!
La cosa bella di questo avvenimento é l'assoluta unanimitá con la quale una cittá intera ha deciso di dedicare una curva che, per una piazza che vive di solo calcio, diventa di un significato sicuramente immenso.
Franco Mancini era una persona, ancor prima di essere un calciatore, che a questa cittá ha saputo dare tanto, che ha saputo lasciare dei valori che, come ho detto infinite volte, gli ha dato una immortalitá assoluta, quella immortalitá che fa sí che una icona possa entrare nel cuore di tutti, cosa che non é un privilegio di tutti, ma solo dei grandi uomini.
La scelta secondo me intelligente, e non solo perché partorita da una donna intelligente come Chiara, di non pensare ad una fredda targa di marmo che ricordasse la morte di un uomo e quindi la sua assenza, ma una gigantografia che ricordasse la sua vita e la sua continua presenza, é la migliore che si potesse fare.
Quella immagine guiderá le nostre domeniche allo Zaccheria, le nostre vittorie e le nostre sconfitte, le nostre gioie sportive e le nostre ansie, come quando lo vedevamo in campo a protezione della sua e soprattutto della nostra porta; ogni tanto alzeremo gli occhi e lo guarderemo, magari gli chiederemo un favore dal cielo, magari ci confideremo con lui; quella foto ci avvicinerá ancor di piú all'uomo e non solo al calciatore.
Beato colui che gode del dono della fede perché lui sa che in un altro mondo esiste un nostro caro che ci aspetta e che ci guida nel percorso terreno; noi tutti, credenti e non credenti, avremo bisogno dello sguardo di Franco, dei suoi occhi, della sua immagine per sentirci ancora piú foggiani ed ancora piú rossoneri.
Brava Chiara perché con quella immagine ci hai avvicinati tutti al cielo!
Alberto Mangano
domenica 17 novembre 2013
Lo stadio ricorda Matteo Amoruso
Sabato 16 novembre, prima della gara contro il Sorrento, lo stadio manda un ultimo saluto a Matteo e alle vittime del crollo di viale Giotto
giovedì 14 novembre 2013
Bolzano, la patria di De Coubertain
L'ideatore dei moderni giochi olimpici, il barone Pierre De Coubertain, viene ancora nominato quasi per consolare chi non riesce ad ottenere una vittoria nello sport; da bambini nelle scuole ci hanno insegnato il famoso principo per cui il partecipare é l'unica meta cui ambire in una manifestazione sportiva ma é anche vero che, subito fuori dall'aula, nelle interminabili sfide a pallone, ci "scannavamo" per riuscire a vincere e poter prenderci gioco dei perdenti.
Anche da grandi, difficilmente ci é capitato di assistere a gare sportive dove non ci fosse, in modo piú o meno manifesto, la voglia di battere l'avversario.
È tutto talmente vero che ha fatto poca fatica ad affermarsi la notizia che esiste una squadra di calcio, la Excelsior di Bolzano, che consente a tutti, ma veramente a tutti di avvicinarsi al calcio e di poter giocare nella squadra godendo delle stesse possibilitá di tutti gli altri con un turn over che prevederebbe addirittura la conta dei minuti di impiego in campo per ciascun atleta.
Il risultato? Tutti hanno la possibilitá di giocare in un campionato contribuendo alle fortune, in veritá molto scarse, della propria squadra. Tutto ció avviene da dodici anni con un bottino di risultati praticamente nullo.
Forse De Coubertain avrebbe trovato oggi a Bolzano la prima vera legittimitá del suo aforisma ma in effetti é proprio quello che il barone avrebbe voluto?
Alberto Mangano
lunedì 11 novembre 2013
Quel maledetto 11 novembre!
Quel giorno ricordo che ero partito intorno alle 7,30 per andare al lavoro a Manfredonia; di solito ascoltavo il radiogiornale in macchina ma quella mattina mi ero incuriosito ad ascoltare le considerazioni di un esperto informatico sulla possibilità di azzeramento dei calendari dei computer che sarebbe potuto avvenire nell’imminente passaggio al XXI secolo. Era una giornata buia, sembrava volesse piovere e mi giunse inaspettata la telefonata di un mio collega di Barletta che mi chiese se stavo bene, se avevo dei parenti coinvolti nella tragedia foggiana; non capii molto e decisi di chiamare mia moglie la quale non mi diede soddisfazione impegnata come era nel preparare i bambini da accompagnare a scuola. Cominciai a capire qualcosa, ma ancora molto poco, entrando per un caffè in un bar di Manfredonia dove c’era un gruppo di persone che faceva riferimento ad un crollo e dei morti a Foggia. Per discrezione non chiesi niente ma cercai di immaginare l’accaduto facendomi guidare da un minimo di logica: “sarà caduta una di quelle catapecchie, magari una baracca e pensai alla morte di qualche abusivo senza casa, a qualche extracomunitario che si era rifugiato di notte in una costruzione pericolante”. Mi venne in mente il racconto di mia madre circa il crollo del palazzo Angeloni avvenuto tanti anni prima e che aveva causato la morte di alcuni residenti. La curiosità era tanta e tornai in macchina cercando di “acchiappare” un notiziario e per capire veramente cosa fosse successo; le notizie cominciarono ad arrivarmi attraverso la radio ma continuavo a rimanere incredulo e attonito. Quel giorno cercai di sbrigarmi subito e tornai a Foggia con una certa ansia ma anche con tanta curiosità. Avevo sentito parlare di viale Giotto e decisi di avvicinarmi percorrendo via Telesforo e passando dall’ospedale; notai subito un traffico di ambulanze, di auto dei Vigili del Fuoco e decisi di lasciare l’automobile in piazza Aldo Moro: cominciai a camminare tra gente che correva, che camminava senza meta, vidi persone che piangevano, c’era insomma un clima di disperazione ma soprattutto c’era un clima surreale. Non ricordo se qualcuno mi fermò, se mi impedirono di avvicinarmi al palazzo crollato ma ricordo che mi fermai, quasi in contemplazione, ad una certa distanza dalle ruspe e dai numerosi volontari che scavavano e con le persone che erano vicine a me non scambiai una parola, rimanemmo in religioso silenzio a guardare, a soffrire, certamente a sperare, tutti insieme con un unico intento, quello di condividere una tragedia, quella della nostra comunità; guardavo quel cumulo di macerie, una nuvola di fumo alzarsi nel cielo e sembrava di riascoltare la voce di mio nonno quando mi raccontava dei bombardamenti: questa era la tragedia della mia generazione, sicuramente non paragonabile a quella sua che comunque aveva una logica, quella perversa della guerra, ma aveva una logica. Forse ritornai il giorno dopo, non ricordo bene, ma ricordo i televisori di noi foggiani che guardavano sempre le immagini delle emittenti locali che inquadravano i soccorsi, gli scavi e noi guardavamo rigidamente in silenzio, quasi per non disturbare, quasi per udire insieme con i soccorritori qualche lamento, qualche segnale di vita; aspettammo tutti invano, il miracolo non avvenne e la città intera partecipò a quel funesto corteo di camion dell’esercito che trasportò tante, troppe bare: mentre passavano le osservavo tenendo per mano mio figlio che allora aveva 6 anni e che era nella fase in cui si chiede spesso ai propri genitori: “perché?”. Quel giorno non riuscii a spiegare niente a mio figlio, non seppi ricorrere nemmeno ad una pietosa bugia: tutti, adulti e bambini, vivemmo intensamente quei giorni e continuammo a vivere nel ricordo di quella tragedia anche quando si spensero i riflettori, quando lasciarono Foggia le ultime telecamere nazionali, quando anche i telegiornali volevano richiamarci ad una vita che andava avanti.
In quei giorni raccolsi tanti articoli, li conservai in un cassetto: dopo qualche anno decisi di realizzare un sito sulla mia città e la tragedia di viale Giotto fu la mia prima pagina, quella che ancora oggi risulta la più visitata. Le morti, quelle innocenti, fanno sempre male e lasciano un vuoto dentro, ma i morti di viale Giotto forse son serviti a riscoprire l’orgoglio dell’appartenenza: quel maledetto 11 novembre 99 imparammo in tanti insieme a sentirci più foggiani.
Alberto Mangano
domenica 10 novembre 2013
Pareggio giusto tra due grandi squadre!
Di solito quando si commenta una partita che termina 0-0 e che offre poche occasioni da gol, viene sempre la voglia di dire che le due squadre si sono accontentate, che hanno giocato a non farsi male e che hanno pensato ciascuna al proprio tornaconto.
Ed invece scopri, guardando Casertana Foggia, che le migliori occasioni delle due squadre si registrano dopo la mezz'ora del secondo tempo quando la logica del tirare i remi in barca dovrebbe essere piú marcata.
Diciamo quindi che le due squadre hanno avuto l'abilitá tattica di bloccare le azioni propositive con un pressing alto ed efficace e con difese attente che non soffrivano a seguito delle pressioni degli attaccanti avversari; poi la pioggia battente e il campo scivoloso hanno fatto il resto.
Per la squadra di Padalino c'é la soddisfazione di aver ottenuto l'ottavo risultato utile consecutivo e la consapevolezza di aver trovato l'ennesimo avversario che non é sembrato insuperabile.
Di certo, con i risultati delle altre gare, il pareggio ed il relativo punto in classifica si perde qualcosa in classifica ma la continuitá del Foggia, considerando i prossimi impegni sicuramente più abbordabili, dovrebbero dare la certezza di potercela fare.
Ma é giusto, in una giornata che ha visto brutti episodi tra le tifoserie avversarie, sottolineare il gesto sportivo e leale dei tifosi casertani che, al di lá di ogni legittima rivalitá, hanno voluto ricordare con uno striscione il tifoso rossonero Matteo: un gesto importante da codividere e applaudire
Alberto Mangano
sabato 9 novembre 2013
Addio Matteo!
Addio Matteo!
Quando ci lascia una persona che conosciamo, che abbandona una giovane famiglia nel bel mezzo del proprio percorso di vita, restiamo sempre attoniti e sicuramente tristi.
Nel caso di Matteo Amoruso tutti noi che siamo vicini alle cose del calcio abbiamo perso anche la sua quotidianitá, il suo saluto e la sua periodica chiacchierata ovviamente nei pressi dello Zaccheria. Per noi era praticamente normale incontarlo lí, da anni, perché la sua passione la sapeva vivere quotidianamente.
Molto spesso si parla e si discute del tifoso occasionale, del tifoso opportunista, del tifoso che frequenta lo stadio quando tutto gira nel verso giusto: bene, questo tifoso é l'esatto contrario di quello che nella sua breve vita é stato Matteo, un tifoso presente nelle grandi sfide di serie A ma che era davanti allo stadio anche quando c'erano i fallimenti, le retrocessioni, i cortei contro gli imprenditori sordi... Matteo era sempre lá con un cuore rossonero che pulsava ininterrottamente e non a convenienza: questo per noi, per tanti di noi resta un valore, un valore di attaccamento alla propria terra con l'orgoglio di chi ha fatto sí che oggi si possa parlare della "piazza di Foggia", quella tanto ambita dai protagonisti del calcio.
Credetemi, non sono parole di circostanza ma parole sentite e dette da chi lo ha visto forse l'altro ieri, forse una settimana fa ma comunque da uno che sapeva perfettamente che Matteo era sempre lá e che se lo stadio un giorno non avesse avuto nemmeno uno spettatore, sappiamo che Matteo sarebbe stato forse tra gli ultimi ad uscire da quel cancello.
Ho tanti ricordi di Matteo, potrei raccontare della nostra ultima chiacchierata, o forse della prima ma non servirebbe ad aggiungere nulla in piú a quello che tutti i tifosi del Foggia gli riconoscono a maggior ragione oggi che ci ha lasciato.
Ho voglia solo di abbracciarti, caro Matteo, di sperare che la tua vita non si sia spenta su una balorda strada di provincia e che un giorno potremo sicuramente incontrarci per poter continuare la nostra chiacchierata.
Alberto Mangano
venerdì 8 novembre 2013
La storia locale che appassiona gli studenti
Alla Bovio si parla dei bombardamenti del 43
Venerdí 8 novembre, dalle 9 alle 12, i membri del Comitato "Un monumento per i caduti dei bombardamenti del 43 a Foggia" sono stati impegnati presso la scuola media Bovio di Foggia per raccontare della guerra, delle distruzioni e dell'occupazione anglo-americana.
Il prof. Tommaso Palermo, segretario del Comitato, ma grandissimo studioso e appassionato di storia locale, ha suscitato la grande attenzione degli oltre 400 studenti delle terze che, dopo la proiezione di numerose diapositive, non hanno perso la ghiotta occasione per formulare decine e decine di domande sulla storia di Foggia e in particolare sugli eventi della Seconda Guerra Mondiale.
Il dirigente scolastico prof. Iuliani ha ringraziato il Comitato per l'opera di sensibilizzazione svolta sperando che queste iniziative riescano sempre a realizzarsi.
Il prof. Renato Imbriani ha esortato le scolaresche e i docenti di religione ad approfondire la conoscenza di due grandi figure religiose che ben operarono in cittá durante la guerra e cioé, mons. Farina e mons. Castrillo nell'intento di riuscire a legare le nuove generazioni alla propria terra attraverso il percorso dei suoi figli migliori.
I ragazzi hanno potuto anche vedere un prezioso filmato realizzato da un altro componente del Comitato, Claudio Manzi, che ricostruisce in maniera esaustiva il susseguirsi degli eventi tragici di quei giorni.
La mattinata si è conclusa con la consegna di una medaglia commemorativa del 70esimo anno da quei giorni, donato dal Comitato alla prof.ssa Mascitti, la docente che ha organizzato questa giornata e che ha cosí contribuito, in un modo sicuramente nuovo, alla crescita culturale dei propri ragazzi.
giovedì 7 novembre 2013
Il comitato per un monumento ai caduti dei bombardamenti incontra le scuole
Nel settantesimo anniversario dei bombardamenti foggiani, la scuola media Bovio di Foggia incontra giorno 8 novembre una delegazione del comitato “Un monumento a ricordo delle vittime del ’43 a Foggia”. L’occasione di questo incontro nasce dal desiderio di portare nelle scuole una fetta dell’identità foggiana non sempre oggetto di studio fra i banchi.
Un incontro programmatico fra comitato e scuola, tenutosi qualche settimana fa, ha gettato le basi di un progetto d’intesa organizzato in due momenti: il primo è un lavoro preliminare fra i docenti e le proprie classi partendo da un dossier che il comitato stesso ha diffuso presso l’ istituto. Il dossier si compone di domande e risposte sui fatti del ’43, corredato da citazioni di testimoni foggiani ed americani ed arricchito da documenti rari dell’epoca come alcuni articoli di giornali esteri che riportavano con enfasi gli effetti dei raid sulla città. Gli articoli hanno permesso di estendere il lavoro didattico anche nella disciplina di lingua inglese, aumentando così la valenza formativa del progetto.
Il secondo momento è costituito dall’incontro fra la delegazione e un folto numero di alunni: momento di confronto che verrà arricchito dalla proiezione di un powerpoint pensato per l’utenza con foto rare di una Foggia distrutta ma ancora speranzosa in una rinascita. Un filmato ricostruirà una incursione nei cieli foggiani mentre nell’atrio della scuola degli ingrandimenti fotografici d’epoca e alcuni residuati alleati ricreeranno un’atmosfera lontana settant’anni.
Una collaborazione che si preannuncia fruttuosa, vista la numerosa partecipazione delle classi e l’appoggio dato dal Dirigente Scolastico e il team docenti.
martedì 5 novembre 2013
Chiusura dei settori negli stadi: l'inizio della fine!
Fa molto discutere la notizia che annuncia una possibile chiusura della curva nord dello Zaccheria per i cori che, diretti alla cittá di Napoli, indicavano, durante la gara Foggia Gavorrano, una chiara discriminazione territoriale.
Ci chiediamo se sia giusto che il calcio stia morendo per regole severe che colpiscono la massa, e nel caso specifico, gli abbonati di un settore popolare, alcuni dei quali forse fanno anche dei sacrifici per acquistare il proprio diritto annuale a vedere la propria squadra.
Non pensiamo che la violenza negli stadi si possa combattere punendo slogan e striscioni ma eventualmente individuando negli stadi i reali facinorosi, i rissosi che possono guastare un ambiente ed uno spettacolo.
Una sana rivalitá, gli sfottó delle curve sono il sale di questo sport e, senza voler giustificare stupidi eccessi, forse il buon senso da una parte e dall'altra potrebbe aiutare lo sport piú bello del mondo a non sparire e comunque a non doverlo vivere in poltrona davanti alla TV.
Detto questo, non si puó non dar ragione a Chiara Mancini che aspetta con ansia l'inaugurazione della curva dedicata al marito Franco: lei non discute le regole, chiede solo di rispettarle per non vanificare il grande impegno profuso per arrivare a realizzare il suo sogno.
Un po' di sforzo da parte di tutti almeno in questo momento sarebbe auspicabile perché si possa parlare di una cittá e di una tifoseria esemplare.
Per il futuro si spera che non si debba piú sparare nel mucchio e che negli stadi vengano puniti i responsabili e non i settori perché le societá potrebbero cominciare a perdere spettatori e abbonati contribuendo alla rottura del giocattolo e tale rottura sarebbe devastante e definitiva per tutti.
Alberto mangano
lunedì 4 novembre 2013
Le mie lacrime per quel gol di Domenghini
Il campionato 1976/77 fu quello
del mio primo abbonamento, della mia indipendenza da mio padre e coincise con
la serie A che il Foggia aveva conquistato l’anno prima grazie a quella storica
vittoria sul Novara determinata dalle prodezze di Turella e Memo.
Avevo 13 anni e la fortuna di
avere la mia squadra in serie A che significava per quei tempi poterla vedere
alla domenica sportiva, poterla seguire a “Tutto il calcio minuto per minuto” e
trovarla sempre tra le tredici partite che formavano la schedina settimanale.
Come tutti i miei coetanei di
allora, ero affascinato dal mondo del calcio, passavo ore ed ore davanti
all’Hotel Sarti per poter stringere la mano ad uno dei miei beniamini e
conservavo gelosamente tutti gli articoli dei quotidiani che riguardassero la
mia squadra.
Il campionato non era cominciato
nel migliore dei modi riuscendo il Foggia a racimolare nelle prime 4 gare solo
due punti grazie a due pareggi con Inter e Bologna mentre aveva rimediato due
sconfitte contro Juve e Perugia. Soprattutto il Foggia non era riuscito a fare
nemmeno un gol perché Ulivieri, Bordon e Ripa non erano ancora entrati in forma
e la piazza rumoreggiava verso la societá che probabilmente aveva rinunciato,
al mercato di ottobre, alla fantasia e alla esperienza di Giovanni Lodetti; da
qualche settimana era arrivato alla corte di Puricelli un grande del calcio
internazionale, quell’Angelo Domenghini, detto Domingo, eroe in Messico con la
nazionale di Valcareggi e protagonista della storica partita allo stadio Atzeca
contro la Germania Ovest, grande protagonista dell’Inter pluricampione di
Angelo Moratti e Helenio Herrera, ed eroe dello scudetto a Cagliari nel
1969/70; questo arrivo aveva suscitato in me un grande entusiasmo nonostante
Domngo venisse a Foggia a 35 anni suonati.
Ormai si era giunti a novembre e
a Foggia si aspettava il Napoli in quello che allora veniva chiamato il derby
del sud perché in quegli anni erano le squadra piú presenti nella massima
divisione anche se in quel campionato era presente anche il Catanzaro. I
partenopei giungevano a Foggia in perfetta media inglese avendo vinto le due
gare in casa ed avendo pareggiato le due esterne. Oltre ai problemi legati alla
mancanza di reti da parte del Foggia, per quella partita il Foggia doveva fare
a meno anche di Bruschini e Colla per cui una gara difficile da affrontare con
gli uomini contati. Puricelli comunque ci tiene a far bene per far salire il
morale alla piazza prima della sosta di campionato per la nazionale impegnata
contro l'Inghilterra e valevole per la qualificazioni ai mondiali del 78 in
Argentina.
Quel giorno arrivarono in cittá
circa 5000 napoletani che si sistemarono in gran parte in gradinata che era giá
di cemento a differenza delle curve ancora con i tavoloni di legno e i tubi
Innocenti. Ovviamente i tifosi delle due squadre erano gomito a gomito perché
la rivalitá la si evidenziava solo con qualche sfottó. Io ero proprio in
gradinata vicino a quelli che oggi verrebbero definiti i tifosi organizzati e
che invece erano coloro, che riuniti in un Foggia Club, portavano allo stadio
tamburi, striscioni e bandiere.
Le squadre, il 7 novembre del
76, si schierarono con queste
formazioni:
Foggia: Memo, Sali, Scala,
Pirazzini, Gentile, Bergamaschi, Ripa, Salvioni, Domenghini, Del Neri, Bordon
Napoli: Carmignani, Bruscolotti,
La Palma, Burgnich, Vavassori, Orlandini, Massa, Juliano, Savoldi, Esposito,
Chiarugi
La partita comincia con le due
squadre che si affrontano a viso aperto, senza alcun timore reverenziale ma
solo con la voglia di offrire uno spettacolo superbo ai propri sostenitori ma
alla mezz'ora Savoldi, grazie ad una mezza rovesciata, beffa il portiere Memo
con una palla che si insacca all'incrocio dei pali. Gelo sullo Zaccheria anche
perché, subito dopo, sempre Savoldi ha l'occasione per raddoppiare ma, solo
davanti a Memo, butta la palla fuori. Il primo tempo volge al termine ma al
40', su cross di Nicola Ripa, Burgnich, altro eroe messicano, devia
involontariamente la palla nella propria porta. Passano solo due minuti e
Domenghini, dopo aver anticipato il diretto avversario, lascia partire un tiro
da trenta metri che il portiere Carmignani riesce solo a sfiorare non riuscendo
ad impedire la marcatura: il Foggia in due minuti ribalta il risultato, la
gradinata oscilla ed é tutto un tripudio di bandiere.
Io poche volte allo stadio ho
pianto di gioia e questo é successo in varie fasi della mia vita: la prima
volta fu proprio quel 7 novembre del 76 e mi vergognai molto perché ero poco
piú che un bambino e mi seccava terribilmente farmi trovare con le lacrime agli
occhi; ho pianto ancora nell'86 per un pareggio (2-2) di Pidone allo scadere
contro il Barletta; ho speso le mie lacrime per il 2-0 di Shalimov a Bari nel
92 e ovviamente per la rete di Caraccio in uno spareggio play out nel 2010
contro il Pescina.
Tornando a quel 7 novembre, il
primo tempo finí con il Foggia in vantaggio e i tifosi rossoneri a cantare
tutti in coro, d'impeto e senza organizzazione alcuna, 'O surdato 'nnammurato
in una sorte di irriverente canzonatura per i tifosi azzurri.
Inevitabilmente nel secondo tempo
il Foggia arretra il suo baricentro dando al Napoli, di caratura sicuramente
superiore, la possibilità di attaccare; e cosí su corner battuto da Chiarugi,
Esposito la butta al centro dell'area per Savoldi che di piatto indirizza la
palla sul palo interno e quindi in rete. Mancano 15 minuti e prima Scala e poi
Bordon falliscono la marcatura mentre Del Neri, colpendo la traversa, vanifica
le ultime speranze di vittoria.
Il pubblico in piedi applaude per
lo spettacolo da una parte e dall'altra mentre i foggiani riescono a tirare un
sospiro di sollievo per il gol ritrovato e la speranza di poter disputare un
buon campionato. Gli elogi sarebbero arrivati anche negli spogliatoi dal
tecnico napoletano Bruno Pesaola, detto il Petisso.
Alla fine il Foggia quell'anno si
salverá e Domenghini segnerá quattro gol.
Alberto Mangano
domenica 3 novembre 2013
Il Foggia finalmente a.... galla!
Foggia Gavorrano 1-0
Un Foggia, sicuramente non bello ma cinico e concreto, soffre ma vince, si scontra con una squadra capace di chiudere ogni iniziativa rossonera ma alla fine porta a casa tre punti importanti per il morale e per la classifica.
Un Foggia, sicuramente non bello ma cinico e concreto, soffre ma vince, si scontra con una squadra capace di chiudere ogni iniziativa rossonera ma alla fine porta a casa tre punti importanti per il morale e per la classifica.
Finalmente i ragazzi di Padalino raggiungono la linea di galleggiamento per la prima volta in questa stagione piazzandosi al sesto posto in condominio con altre due squadre: oggi si puó quindi affermare finalmente che se il campionato finisse in questo momento, il Foggia sarebbe promosso nella serie C unica.
La vittoria di oggi é stata bella perché sofferta sino alla fine ma meglio vedere una squadra operaia che fa risultato che non una gara perfetta ed esaltante magari senza marcature.
I meriti per il successo sudato vanno tutti al Gavorrano perché ha ben interpretato la gara chiudendo gli spazi, non dando riferimenti, difendendosi ordinatamente, affidandosi solo a lanci lunghi e a tiri da lontano spesso velleitari e non riuscendo a sfruttare quelle poche possibilitá derivanti piú da errori rossoneri che da meriti dei toscani.
In effetti il Foggia ha fatto molto possesso di palla senza riuscire a concretizzare perché di fronte aveva una squadra che, in fase di non possesso, riusciva a stare con undici uomini dietro la linea della palla; per fortuna il gol é arrivato su uno schema provato e riprovato in allenamento, come confermato da Agostinone a fine gara, e sul quale un bomber come Giglio non poteva farsi pregare.
La partita di oggi ha chiarito ancora una volta come sia difficile questo campionato, come sia difficile ogni gara indipendentemente se si gioca con la prima o con l'ultima della classe perché l'obiettivo é comune per tutti e nessuno ti fa sconti. Sará bello vincere giocando bene come é avvenuto con il Martina o con il Messina ma la gioia é tanta anche quando bisogna lottare un po' di piú, stringere i denti quando necessario, rinunciando anche allo spettacolo e al bel gioco.
Oggi sicuramente ci sta bene cosí.
Alberto Mangano
Alberto Mangano
La partita di oggi: Foggia Gavorrano
La partita di oggi: Foggia Gavorrano
E' una partita fondamentale che arriva in un momento delicato per la corsa del Foggia verso le posizioni che possano garantire l'accesso alla serie C unica nella stagione 2014/15.
L'avversario, il Gavorrano, sicuramente in affanno ma comunque staccato a soli tre punti, potrebbe provare, in uno stadio importante e contro una squadra blasonata, ad invertire il proprio cammino cercando di risalire la china.
D'altro canto il Foggia, reduce dall'impresa di Cosenza, conosce benissimo i rischi legati alla sottovalutazione dell'avversario e più volte in settimana Pasquale Padalino ha ripetuto ai suoi uomini di non mostrarsi in campo superficiali e presuntuosi.
L'occasione è ghiotta: il Melfi, la squadra che aveva ben impressionato all'inizio di stagione, ha perso nell'anticipo in casa del Castel Rigone ed il Foggia, con una vittoria potrebbe raggiungerlo e probabilmente piazzarsi in una posizione tranquilla.
La partita dello Zaccheria è una di quelle gare difficili dove gli stimoli e la determinazione giocano un ruolo fondamentale e solo chi saprà scendere in campo con umiltà ma al tempo stesso con la consapevolezza delle proprie capacità può avere la meglio.
Abbiamo conosciuto la squadra di Padalino che ha saputo lottare e ben figurare contro squadre importanti e ben attrezzate mentre oggi l'avversario di turno potrebbe bloccare sul nascere le azioni rossonere cercando magari di agire in contropiede.
Per raggiungere un risultato di tutto rispetto in questo campionato bisogna cercare di avere una condotta di gara abbastanza regolare indipendentemente dall'avversario, dal suo blasone e dalla sua classifica; oggi il Foggia deve cercare di dare continuità, di sfruttare il vento favorevole e di centrare la vittoria per il morale e per la classifica.
Vogliamo credere che la squadra non abbia cali di concentrazione in una gara comunque difficile perchè, forse escluso l'Arzanese per il momento, tutte la squadre, Gavorrano compreso, avranno il desiderio di non apparire semplici comparse in questa stagione e di riuscire ad arrivare nelle posizioni alle quali aspirano tutti.
Alberto Mangano
Iscriviti a:
Post (Atom)