Non è mai facile festeggiare un campionato in una domenica come quella appena trascorsa: c'è sempre il rischio di dover valutare il tutto guardando un bicchiere e giudicandolo inevitabilmente mezzo vuoto. L'avvenimento sposrtivo in sè, valutando la singola partita, è stato molto deludente, la superficialità con cui il Foggia ha salutato i propri sostenitori ha lasciato tutti con l'amaro in bocca ma non si può rovinare un giudizio che deve assolutamente andare oltre la singola gara ed il singolo episodio.
Inevitabilmente le motivazioni, le paura e la voglia di far risultato ad ogni costo hanno favorito i nostri avversari soprattutto nel secondo tempo: aver visto i calciatori dell'Aversa Normanna entrare dopo l'intervallo con cinque minuti d'anticipo la dice lunga sulla loro determinazione nel raggiungere il risultato pieno cercando e riuscendo a raddrizzare un intero campionato in una singola frazione di gioco.
Quello che è successo nella ripresa è sotto gli occhi di tutti e non basta la giustificazione dei rossoneri che affrontavano la gara con un uomo in meno: la squadra campana ha meritato ampiamente il risultato finale riuscendo a ribaltare una partita che sembrava aver preso già una determinata piega.
Questi novanta minuti però non possono rovinare un campionato disputato alla grande e che è andato ben oltre le più rosee previsioni: una squadra che era arrivata quinta in un campionato di serie D, con pochi e azzeccati innesti, è riuscita a raggiungere l'obiettivo con largo anticipo e alla fine è proprio questo che verrà lasciato alla storia.
Chi ha voluto offendere i calciatori foggiani dipingendoli come mercenari e poco attaccati alla maglia che indossavano, alla lunga avranno torto. Non dimentichiamo mai le difficoltà per il ripescaggio, quelle per provare a raccogliere i fondi per la fidejussione, le corse contro il tempo per depositare le carte in federazione, la partenza stentata, i risultati utili consecutivi e la festa per la vittoria con il Poggibonsi.
Non sappiamo se il coro:"Venduti, venduti!" abbia rotto un giocattolo e non importa da quale settore dello Zaccheria sia arrivato. C'è da ritenere che sia stato un episodio, dettato dalla rabbia del momento e forse va giustificato per questo, ma cerchiamo di non farne un caso e cerchiamo di ricompattarci per il futuro che, come sempre, non sarà in discesa e comuque facile.
Giriamo pagina e pensiamo di aver vissuto un brutto sogno ma che al risveglio, con una semplice lavata di faccia si possa tornare a sorridere e a camminare ancora una volta tutti insieme per il bene della squadra che portiamo tutti nel cuore, in curva come in tribuna.
Alberto Mangano