Dire frenetico é poco dovendo dare un aggettivo al periodo che sta vivendo la nostra cittá: una volta si facevano le campagne elettorali a suon di manifesti, di comizi, di frecciate piú o meno velenose ma si rispettava sempre e comunque la logica dell'appartenenza, anche se non sempre questa derivava da una reale consapevolezza.
Oggi qualcosa é cambiato, ci si becca a botta di post su facebook, di messaggi su twitter senza dover necessariamente incrociare lo sguardo del tuo avversario e permettendo a chiunque, perché i social coinvolgono chiunque, a commentare magari anche con poco stile e con qualche epiteto di troppo.
E quindi i candidati scendono nelle forche caudine della critica qualche volta sicuramente meritata se, come si diceva u a volta da ragazzi, si va "a sfottere la mazzarella"; e ti trovi quindi i candidati alle primarie del centrosinistra, alcuni dei quali sconosciuti ai piú, che di colpo salgono su un cavallo bianco, con il loro mantello nero, e mostrando la propria spada scintillante, si caricano di colpo di tutti i problemi della cittá e, con sorrisi che avrebbero fatto le fortune di dentifrici nei caroselli degli anni 70, dipingono una cittá che sta per rinascere; meno male che stanno per arrivare loro, ma sinora come mai la sorte non li aveva giá indirizzati lungo il nostro destino?
Dall'altra parte c'é un centrodestra che critica ormai da tempo l'operato di chi ha governato la cittá negli ultimi lustri e che sarebbe dovuto partire agguerrito contro tutto e tutti e che invece, quasi in un cvalleresco rispetto di origine rimascimentale, non si fionda contro un nemico non ancora conosciuto e quindi i propri elettori, anche loro, devono aspettare le primarie degli avversari per conoscere il proprio candidato sindaco.
Questa che sembra confusione, altro non é che la conseguenza di avere candidati interscambiabili, per cui un qualunque potenziale candidato potrebbe rappresentare una parte, l'altra e l'altra ancora perché non esistono piú le scuole di partito, non c'é piú la gavetta di una volta, in una sola parola non ci sono piú le apparrtenenze.
Manca a tutti noi quella politica di una volta, quando le cotrapposizioni ideologiche erano sicuramente piú marcate e definite, ma dove la propria collocazione era una fede mossa da ideali che comunque ti facevano rispettare il pensiero altrui pur vivendo una sana competizione elettorale.
Oggi siamo alla seconda, alla terza, forse alla quarta Repubblica ma a noi manca quella arcaica, quella di quarant'annii fa, quando per mandarla a dire, non ci si nascondeva dietro una sterile tastiera o dietro i propri sostenitori nel web.
Alberto Mangano